«L’unica posizione possibile da assumere è quella di opporsi radicalmente al salto di violenza che l’una e l’altra parte stanno perpetrando». Ida Dominijanni, giornalista e scrittrice, lo ha scritto qualche giorno fa durante i bombardamenti dell’esercito israeliano sui civili palestinesi a Gaza, oltre 10 mila i morti. E dopo il massacro del 7 ottobre scorso, compiuto dai miliziani di Hamas nei kibbutz e nei villaggi del sud di Israele: 1400 morti e oltre 200 ostaggi catturati. Perchè parlare di un “salto di violenza”? «Siamo in presenza di una politica dell’orrore di massa che uccide il proprio futuro», risponde Dominijanni a Pubblica. Ma il “salto di violenza” è anche quello che oggi punta ad annichilire le “cause” oltre ai popoli che le sostengono. Cancellare la “causa palestinese” che contiene un’idea di emancipazione da una soggezione. Cancellare l’idea, l’aspirazione e non solo il suo popolo. Così come cancellare la “causa israeliana”, la rivendicazione del diritto ad esistere, e ad esistere in sicurezza, dello stato di Israele. La “causa”, lo scopo, l’obiettivo. Non solo il suo popolo. Cosa ne pensa Ida Dominijanni?
«Non so quanto sia intenzionale, certamente l’effetto di ciò che dici è che si cancellano due buone cause[…]».
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