Il Capitale nel XXI secolo

Il 5 settembre del 2013 esce in Francia per le edizioni Seuil Le Capital au XXIe siècle, di Thomas Piketty. Il 15 aprile 2014 Harvard University Press pubblica negli Stati Uniti la prima edizione in lingua inglese. Il successo editoriale è straordinario. La seguente recensione in sei parti del libro di Thomas Piketty è stata realizzata tra maggio e giugno del 2014 sull’edizione francese. L’edizione italiana uscirà soltanto a settembre 2014, pubblicata da Bompiani. L’economista Branko Milanovic, tra i più noti esperti internazionali sul tema della disuguaglianza, ha scritto che “gli economisti del futuro probabilmente guarderanno al Capitale nel XXI secolo come al libro di economia più influente dalla pubblicazione della Teoria generale di Keynes nel 1936″ (Visioni della disuguaglianza, p.281, Laterza 2025). Qui, invece, un saggio critico di James Galbraith, qui un pro e contro Piketty e un testo di Francesco Saraceno.

  1. «Il passato rischia di divorare il futuro». E’ una delle espressioni più felici con cui l’economista francese Thomas Piketty ha sintetizzato la tesi del suo libro «Le Capital au XXI siecle» (Il Capitale nel XXI secolo). Un libro di quasi mille pagine – la cui traduzione italiana è attesa per metà settembre da Bompiani – che mette in guardia le società capitalistiche dal baco della disuguaglianza: i ricchi sono destinati a diventare sempre più ricchi. L’economista francese sostiene che i patrimoni accumulati nel passato si ricapitalizzano più velocemente dei redditi presenti: è appunto il passato che divora il futuro. E’ accaduto sempre così? Sì – sostiene Piketty – tutte le volte che il rendimento del capitale (r) è stato superiore alla crescita dell’economia (g), cosa che si è verificata per gran parte della storia dall’Antichità. Le disuguaglianze crescenti – secondo Piketty – diventeranno insostenibili per le democrazie contemporanee. Senza interventi della politica – con l’introduzione di una tassa progressiva sulla ricchezza – il futuro prossimo del XXI secolo potrebbe somigliare al passato degli anni della Belle epoque, quando a dominare la scena sociale c’erano ricchi possidenti con i loro patrimoni milionari. E il dominio dei nuovi ricchi di oggi potrebbe finire per soffocare, domani, le società aperte alle opportunità. Tutti i riferimenti a dati, tabelle e formule li potete trovare qui (http://piketty.pse.ens.fr) – Prima parte . Successivamente Piketty spiegherà in questo modo il significato di r>g (http://piketty.pse.ens.fr/files/Piketty2015AER.pdf)
  2. Thomas Piketty, un’economista di sinistra: «non mi interessa denunciare le disuguaglianze e il capitalismo in quanto tale, mi interessa invece contribuire a realizzare una società giusta». Seconda parte
  3. La tesi centrale del libro di Piketty. La “forza maligna” che fa crescere le disuguaglianze: r>g. Ciò che già si possiede (il capitale) rende di più del lavoro. Terza parte
  4. La crescita delle disuguaglianze, un fatto quasi permanente nella storia dell’umanità. Piketty e l’eccezione dei due conflitti mondiali del XX secolo. Quarta parte
  5. La tassa di Piketty sulle grandi ricchezze. Contro il paradigma neoliberista. Per una (difficile) cooperazione internazionale. Quinta parte
  6. Il caso Piketty, il successo editoriale negli Stati Uniti. Piketty, le disuguaglianze e il sogno americano. I rischi del XXI secolo per le società diseguali: ritorno al capitalismo patrimoniale della Belle epoque e degenerazione oligarchica delle democrazie. Sesta parte